Giusto il tempo di arrivare ad Alpbach, ammirare il paesaggio, incontrare le prime facce nuove e poi… pronti, ai posti, BOLD EUROPE! Gli Alpbach Seminars iniziano proprio così, in una sala gremita di persone che provengono da ogni angolo del mondo, diverse sotto ogni punto di vista, eppure tutte con lo stesso sguardo pieno di aspettative, di idee, di storie, pronte ad essere sia raccontate, che vissute. Forse è proprio questa la magia di Alpbach, penso, mentre siedo vicino ad un medico del Kurdistan iracheno, ad una biochimica serba, e ad un’insegnante del Camerun. Non conosco la loro storia, la loro cultura, le loro passioni e loro non conoscono le mie, eppure ci troviamo qui, mossi dalla stessa voglia di capire che cosa sia poi, in fondo, quest’Europa coraggiosa e come riuscire a farla rimanere o diventare tale.
Per provare a fare tutto questo, ciascuno dei borsisti ha la possibilità di partecipare ad un seminario a carattere teorico e ad un seminario pratico o artistico. Il seminario scientifico che ho scelto di frequentare si svolge in una stanza enorme, completamente spoglia all’apparenza, ma piena di cervelli che frullano. Le idee sono dappertutto, nel vero senso della parola: scritte fatte con i pennarelli sui muri, bigliettini attaccati alle pareti, parole scelte con cura. Quaranta persone provenienti da ogni dove cercano di unire le forze e soprattuto le conoscenze, per capire insieme cosa sia l’intelligenza artificiale e, in particolar modo, cosa abbia a che fare con il diritto, l’etica e la società. Ad aiutarci in questa ricerca ci sono un professore d’informatica e una diplomatica, entrambi austriaci e tanto volenterosi di imparare da noi, quanto lo siamo noi di ascoltare i loro pensieri.
Quindi, in pochi giorni, discussione dopo discussione, un lavoro di gruppo dopo l’altro, una studentessa di giurisprudenza altoatesina come me si ritrova a parlare della protezione dei dati personali con un’informatica albanese e della proprietà intellettuale con un funzionario georgiano. Forse Alpbach è uno dei pochi luoghi al mondo, dove poteva succedermi una cosa simile, mi dico. Qui tutti si confrontano, condividono, si scambiano idee. Tutti provano, magari sbagliano, ci pensano e poi ci provano di nuovo, a rendere questa nostra Europa più coraggiosa.
Questo, almeno, fino a quando non ci viene data la nostra pagella. Ma come? Una pagella? Iniziano ad alzarsi le prime mani per prendere la parola e dire che no, ad Alpbach proprio no, pietà, le pagelle non si possono proprio sentire. E poi cosa sono questi voti, che risultano essere stati determinati da un’intelligenza artificiale e che ci dicono precisamente quanto siamo bravi a proteggere i nostri dati, quanto siamo diligenti, quanto siamo rispettosi della dignità umana e della proprietà intellettuale? I docenti quasi non riescono a rispondere a tutte le nostre impietose richieste di spiegazioni e a dare,
al contempo, delucidazioni plausibili, fino a quando finalmente si scopre che tutto questo non è altro che… un esperimento, un’ulteriore idea, proveniente proprio dai nostri insegnanti, questa volta.
Ciascuno di noi ha ricevuto, in verità, dei voti completamente casuali, ma, dato che essi risultavano assegnati da un’intelligenza artificiale, che aveva apparentemente valutato le nostre interazioni su un’app, nessuno si è preoccupato di un aspetto fondamentale: la fonte della valutazione. Tutti troppo agitati, assillati dal disperato tentativo di capire i criteri, i perché e soprattutto le conseguenze dei voti ricevuti… ma nessuno che si è chiesto veramente: quanto può contare una fantomatica valutazione proveniente da un’intelligenza artificiale? Una delle tante domande che si insinuano nelle nostre teste in questi giorni e che trovano molteplici risposte, oppure, a volte, neanche una. Riflettere, approfondire, scoprire, capire, pensare con la propria testa… il Forum Europeo di Alpbach è tutto questo e molto altro. Mi rimane la curiosità di scoprire come continuerà questo viaggio lungo due settimane, che mi ha già portata lontanissimo, pur trovandomi a poche ore da casa.